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philosophische fakultät

 

lattes

(Humm 78.14, cfr. descrizione 3)

Bibliografia minima

Broggini Renata, Svizzera, rifugio della libertà, in L’ospite ingrato, II, 1999, pp. 121-67.
Lenzini Luca, Cronologia, in Fortini Franco, Saggi ed epigrammi, Milano, Mondadori, 2003, pp. XC-XCIV.

Fortini a Zurigo

Scheda a cura di Alessandro La Monica

L’intellettuale e poeta Franco Lattes (dopo le leggi razziali promulgate in Italia nel 1938, Franco Fortini, con il cognome della madre cattolica), fu uno dei profughi italiani che dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio fra l’Italia e le forze alleate, cercò rifugio in Svizzera. Trascorso un primo periodo d’internamento ad Adliswil, Fortini nel 1944 si trovava a Zurigo, città in cui l’incontro con personalità come Ignazio Silone, Adriano Olivetti, Cesare Cases costituì una tappa decisiva nel suo iter intellettuale e umano.

A Zurigo Fortini seguì, all’Università, i corsi del prof. Theophil Spoerri, prestigioso romanista autore di diversi saggi su Dante; tenne conferenze all’Associazione Piero Gobetti, patrocinata da un altro esule italiano, Fernando Schiavetti, e si cimentò nelle prime serie prove di scrittura. Risalgono a questo periodo non solo alcuni articoli di politica e letteratura pubblicati da «Svizzera italiana» e dalla rivista socialista «L’Avvenire dei lavoratori» diretta da Silone – o altri, motivati da un intenso afflato morale e religioso apparsi su «Voce evangelica» (Fortini professava fede valdese) – ma anche alcune poesie che sarebbero confluite nella raccolta poetica Foglio di via, pubblicata da Einaudi nel 1946; nonché tre pièces teatrali: Giorni di sempre(in quattro atti), l’atto unico I partigiani, rappresentato nel maggio del 1944 al Volkshaus di Zurigo, e il dramma Der Soldat, di scena al Kongresshaus di Zurigo il 14 dicembre 1944.

Fortini ebbe inoltre una breve esperienza da partigiano, durante la quale ricoprì la mansione di addetto stampa della giunta di governo della Repubblica di Valdossola, formata tra gli altri da Gianfranco Contini, Giansiro Ferrata e Mario Bonfantini: ne resterà memoria nelle pagine fortiniane di Sere in Valdossola, pubblicate da Marsilio nel 1963 assieme al resoconto delle giornate precedenti l’armistizio, quando Fortini, sottotenente dell’esercito, si trovava ancora a Milano con il suo battaglione. La pubblicazione, presso l’editore Oprecht, proprio di quest’ultima parte col titolo Der Krieg in Mailand (La guerra a Milano) fu bloccata dalla Fremdenpolizei elvetica, che ritenne inopportuna l’apertura di un dibattito di politica estera riguardante l’Italia a opera, per giunta, di profughi italiani presenti nella Confederazione.

Tornato dall’Ossola, fu interrogato e nuovamente internato in un campo nei pressi di Losanna; ma in occasione della rappresentazione del suo Der Soldat.