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philosophische fakultät

 

lapide

Francesco De Sanctis

28.3.1817 - 29.12.1883

Esule in libera terra dal 1856 al fausto 1860 che gli dischiuse le porte della nuova Italia. In questo politecnico rivelò splendidamente ai giovani la bellezza delle grandi opere di poesie e delle pure dignitose coscienze preparando cos di lunga mano fra svizzeri e stranieri ammiranti la sua  gloriosa Storia della letteratura italiana.

"Prima di essere ingegneri voi siete uomini."

Francesco De Sanctis (1817-83)

 

Scheda a cura di Mattia Bertoldi

«Prima di essere ingegneri voi siete uomini». La massima di Francesco De Sanctis è scolpita su di un bassorilievo in bianco marmo, custodito nell’edificio principale dello Eidgenössische Technische Hochschule, il Politecnico federale di Zurigo. Qui, come riporta la stessa targa, il filologo italiano «esule in libera terra dal 1856 al fausto 1860 […] rivelò splendidamente ai giovani la bellezza delle grandi opere di poesia e delle pure dignitose coscienze preparando così di lunga mano fra svizzeri e stranieri ammiranti la sua gloriosa Storia della letteratura italiana». Il periodo zurighese, pertanto, è stato di grande importanza non solo per la vita del De Sanctis, ma anche per la genesi della sua opera più famosa.

Il passaggio desanctisiano su suolo elvetico ha lasciato diverse tracce, registrate minuziosamente in registri e lettere personali. Proprio queste ultime, piccoli frammenti di un folto epistolario, rivelano alcuni dettagli a pochi giorni dall’arrivo di De Sanctis a Zurigo, avvenuto nel marzo del 1856. Scrive il 2 aprile dello stesso anno all’ex allieva Virginia Basco: «mi fanno qui indietreggiare, quando sento uscire da quelle terribili bocche gli orribili suoni di un gergo che non è né tedesco, né francese, né italiano, un misto di non so che cosa, con certe formidabili aspirazioni»[1]; e poco più tardi, il 22 giugno: «Vado in cerca di un’abitazione, e questo è qui un affare serio. Non si trovano affissi sulle mura. Bisogna dunque leggere i giornali del paese per trovarvi degli annunzi. […] mille difficoltà. È un mese che giro qua e là, perdendo le giornate e senza frutto» [2]. I brevi passaggi qui riportati evidenziano la difficoltà del De Sanctis nell’inserirsi nell’ambiente culturale della società zurighese, nonché la nostalgia per la patria e gli amici lontani. L’autore assume così i tradizionali tratti dell’esule, costretto alla solitudine in un ambiente a lui estraneo.

L’attività intellettuale a Zurigo

Nonostante queste considerazioni, Francesco De Sanctis non perde l’occasione di iscriversi alle tre principali biblioteche della città sulla Limmat, dove il professore trova riviste e giornali provenienti da tutto il mondo, nonché diversi libri presi spesso e volentieri da lui a prestito. I registri bibliotecari [3] ci permettono di elaborare la precisa cronologia desanctisiana: da Torquato Tasso a Carlo Goldoni, da Dante Alighieri a Francesco Petrarca, da Giovanni Boccaccio ad Angelo Poliziano. De Sanctis attinge così a piene mani dalla grande letteratura italiana nel periodo compreso tra il luglio 1856 e il luglio 1860, ad intervalli sempre più serrati.

Francesco de Sanctis inaugurò le lezioni al Politecnico federale di Zurigo con lo studio della Commedia dantesca, il 24 aprile 1856, quando rivolse ai suoi allievi un’accorata prolusione: «Secondo l’ordinamento dell’Università politecnica federale, questi studi non sono obbligatorii. […] Il governo ve ne dà i mezzi: se non volete giovarvene, se non sentite come uomini l’obbligo morale di educare la vostra mente ed il vostro cuore, sia pure: vostro danno e vergogna. […] La letteratura è il culto della scienza, l’entusiasmo dell’arte, l’amore di ciò che è nobile, gentile, bello: e vi educa ad operare non solo per il guadagno che ne potete ritrarre, ma per esercitare per nobilitare la vostra intelligenza, per il trionfo di tutte le idee generose» [4]. Nei semestri a seguire, il professore analizzerà con i propri allievi le opere di Petrarca (fondamentali le conferenze petrarchesche del 1858-59 per la realizzazione del saggio stampato a Napoli nel 1869), Poliziano, Machiavelli, Manzoni, Leopardi, Ariosto e l’opera cavalleresca in genere. Un’operazione necessaria per rivalutare la cultura italiana in un luogo dove, se non ignorata, era quantomeno disdegnata. De Sanctis, informato della liberazione del meridione italiano, ritorna a Napoli il 6 agosto del 1860, a pochi mesi di distanza dall’Unità.

In conclusione, come scrive Ottavio Besomi, il periodo zurighese «ha rappresentato anni di letture e/o riletture di maggiori e minori, di buon lavoro e di fruttuosa riflessione, grazie anche ai libri che le biblioteche locali gli potevano offrire» [5]. Una proficua attività di studio che, ancora oggi, trova nel candido marmo conservato al Politecnico federale una forte conferma.

Note al testo:

1. DE SANCTIS, Francesco, Lettere a Virginia, edite da Benedetto Croce, nota di Toni Iermano, II, Venosa, Osanna Venosa, 1997, p.15.
2. Ibidem, XXVI, p. 75.
3. BESOMI, Ottavio, De Sanctis "in partibus transalpinis” ma non “infedelium”: letture zurighesi, in Per Francesco de Sanctis: nel centenario della morte, Politecnico di Zurigo, atti del convegno di studi, 2 dicembre 1983, Bellinzona, Casagrande, 1985, pp. 106-116.
4. MUSCETTA TEDESCHI, Marcella, Per leggere De Sanctis, Roma, Bonacci, 1983, pp. 99-102.
5. BESOMI, De Sanctis…, cit., p. 105.

Ulteriore bibliografia:

  • BESOMI, Ottavio, Francesco De Sanctis nella storia della cultura, Bari, Laterza, 1984.
  • CALGARI, Guido, L’arrivo e il soggiorno del De Sanctis a Zurigo: discorsi pronunciati il 30 aprile 1956 per il centenario dell’insegnamento di Francesco De Sanctis al Politecnico, Zurigo, Edizioni poligrafiche, 1956.
  • DE ROGATIS, Francesco, Celebrazioni in onore di F. De Sanctis nel 150. della sua nascita: atti e contributi, a cura di Sergio Romagnoli, Irpinia, Il risveglio, 1972.
  • DE SANCTIS, Francesco, Lezioni e saggi su Dante, a cura di Sergio Romagnoli, Torino, Einaudi, 1967 (2a).
  • MACERA, Guido, Francesco De Sanctis: restauro critico, Napoli, Liguori, 1968.
  • MARTINONI, Renato, La puzza della birra e del tabacco. Gli anni zurighesi di Francesco De Sanctis (1856-1860), in «L’Almanacco», 2 (1983).
  • SAVARESE, Gennaro, Primo tempo del De Sanctis e altri saggi, Bologna, Casa Editrice Patron, 1971.